Ricorda 1949: la nascita del Consiglio d’Europa

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Era il 1946 quando Winston Churchill, all’indomani della Seconda guerra mondiale, parlando agli studenti dell’Università di Zurigo sottolineò come l’unico modo per rendere tutta l’Europa libera e felice fosse quello di “ricostruire l’edificio europeo, o per quanto più è possibile, e nel dotarlo di una struttura in cui esso possa vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo costruire una forma di Stati Uniti d’Europa. Solo in questo modo centinaia di milioni di lavoratori potranno riacquisire le semplici gioie e le speranze che rendono la vita degna di essere vissuta. Il cambiamento è semplice.

Questa volontà di costruire un’Europa fondata su valori comuni e sulla cooperazione tra gli Stati portò due anni dopo, nel maggio 1948, all’organizzazione del Congresso dell’Aia – meglio conosciuto come Congresso d’Europa, in cui si gettarono le basi di quello che sarebbe stato poi il Consiglio d’Europa.

Per comprendere cosa sia il Consiglio d’Europa – per non confonderlo con Consiglio Europeo e Consiglio dell’Unione Europea – è importante partire proprio dal 1948, anno in cui circa 1000 delegati, provenienti da 20 Paesi, presieduti proprio da Winston Churchill, si riunirono all’Aia per mostrare la volontà comune verso un’unificazione dell’Europa.

L’esito dell’incontro fu quello di adottare una serie di risoluzioni con cui si posero le basi del Consiglio d’Europa, grazie a una mediazione tra le visioni più federaliste (Francia e Belgio) e quelle orientare alla cooperazione intergovernativa (Regno Unito, Irlanda, Paesi scandinavi).

Grazie a ciò, il 5 maggio 1949 al St James Palace a Londra venne firmato da 10 Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia) il trattato istitutivo del Consiglio d’Europa che – con i suoi 47 membri e i 5 Stati osservatori – è oggi la più grande e antica organizzazione internazionale esistente totalmente dedicata alla protezione e alla difesa dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto. Nell’organizzazione sono presenti anche Paesi europei non membri dell’Unione Europea – come la Norvegia e la Svizzera – e Paesi non europei – come la Turchia, l’Armenia e l’Azerbaigian. Tra gli Stati osservatori compaiono: Santa Sede; Canada, Messico, Giappone e Usa.

Storia

Dopo la firma del Trattato di Londra, si decise di affrontare immediatamente uno degli obiettivi fondamentali dell’organizzazione, ossia la protezione dei diritti umani. Per questo motivo, nel novembre 1950 venne firmata a Roma la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che entrò in vigore nel 1953 e – grazie all’art. 19 di quest’ultima – venne istituita nel 1959 la Corte Europea dei diritti dell’Uomo.

Negli stessi anni procedeva, parallelamente, il processo di allargamento, con l’accesso di altri otto Paesi prima del 1970, e quello di definizione della struttura interna e delle istituzioni, con l’istituzione – nel 1959 – della prima Conferenza dei ministri specializzati.
Nel frattempo, nel 1954, era stata siglata la Convenzione europea per la cooperazione culturale e, pochi anni dopo, nel 1961, venne adottata la Carta Sociale Europea – considerata il corrispettivo in tema di diritti sociali della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Se, da una parte il Consiglio si rafforzava – grazie ad allargamento e a strutturazione interna – dall’altra non mancarono crisi interne, dovute a problemi esterni, che portarono, alle volte, alla necessità di ricorrere a soluzioni drastiche – come l’allontanamento di uno Stato membro. La prima riguardò la Grecia e la dittatura dei colonnelli e causò, nel 1969, il ritiro da parte del Paese dal Consiglio – in cui rientrò solamente nel 1974, a seguito della restaurazione della democrazia. A questa seguirono, negli anni successivi, la crisi di Cipro nel 1974 e i problemi legati a Portogallo e Spagna a causa dei regimi dittatoriali. Da ultimo si possono ricordare i problemi legati alla Turchia e al colpo di stato del 1981: alla delegazione turca venne concesso il diritto di accedere nuovamente all’assemblea parlamentare solo dopo il 1984, quando si tennero elezioni libere.

In quegli stessi anni, sopratutto negli anni ’80-’90, iniziò anche un nuovo periodo di espansione della membership del Consiglio – dovuta principalmente alla democratizzazione dell’est, alle politiche di Gorbachev e, infine, alla caduta del muro di Berlino. .

Fu proprio per questo motivo che, nel corso del summit di Vienna del 1993, si stabilirono delle nuove priorità per l’organizzazione relative al rafforzamento dell’efficacia nella protezione dei diritti umani collegati a Convenzione e Corte, alla protezione delle minoranze nazionali e alla lotta contro ogni forma di discriminazione. Si adottarono, così, nuove importanti convenzioni – quali la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (1987), la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (1995) e la Convenzione sui Diritti dell’Uomo e la biomedicina (1997)

A oggi rimane un solo Paese a cui è negato lo status di Stato membro del Consiglio: la Bielorussia. Secondo l’organizzazione, infatti, il Paese non accetterebbe di adeguarsi agli standard e ai valori richiesti. A tal riguardo, una delle ultime dichiarazioni del Comitato dei Ministri risale all’esecuzione di Grunow nel 2014: “Il Comitato dei ministri esprime grande rammarico per la recente esecuzione di Aleysander Grunow, la quale mostra nuovamente che la Bielorussia resta indifferente agli appelli all’abolizione della pena di morte. […] Il Comitato dei ministri ribadisce che tale pratica inumana, che rappresenta una violazione della dignità umana, allontana la Bielorussia dai valori del Consiglio d’Europa; esorta le sue autorità a istituire una moratoria sulle esecuzioni, come prima tappa verso l’abolizione della pena di morte.” Concetto ribadito, poi, anche nel 2019 per l’esecuzione di Alyaksandr Zhylnikau.

Organizzazione

Per quanto riguarda le istituzioni del Consiglio, questo è composto da:

  • Commissione dei ministri: come stabilito dal capitolo IV dello Statuto, è l’organo decisionale, composto dai ministri degli Affari Esteri di tutti i Paesi membri, con lo scopo di discutere e trovare soluzioni comuni ai problemi e proteggere – assieme all’Assemblea parlamentare – i valori base del Consiglio d’Europa.
    La Commissione si riunisce, a livello ministeriale, una volta all’anno, mentre i Rappresentanti Permanenti degli Stati presso il CoE si riuniscono settimanalmente. Nel suo lavoro viene aiutata da un “Bureau”, composto da sei membri, e da “Subsidiary Groups”, gruppi di lavoro privi di potere decisionale, che preparano le decisioni che dovranno poi essere adottate dalla Commissione.
  • Assemblea parlamentare: composta da 324 rappresentanti dei parlamenti nazionali, oltre a essere insieme alla Commissione l’organo deputato al controllo del rispetto dei valori alla base del Consiglio, detiene una serie di altri poteri – nonostante non possa adottare leggi vincolanti – quali quelli di condurre indagini sulle violazioni di diritti umani, svolgere il ruolo di osservatore nelle elezioni e inviare delegazioni per mediare le situazioni di crisi. Essa deve, inoltre, negoziare i termini di ingresso come Stato membro del Consiglio, dare ispirazione ai Paesi nell’adozione di leggi nazionali e sanzionare uno Stato membro raccomandandone esclusione o sospensione.
  • Segretariato Generale: composto da Segretario Generale (Thorbjørn Jagland), dal Vice (Gabriella Battaini-Dragoni) e da una serie di uffici (Directorates) competenti per materia. Il Segretario Generale è responsabile – coadiuvato nel suo lavoro dall’intero Segretariato – della gestione strategica dell’intera organizzazione.
  • Congresso dei poteri locali e regionali d’Europa: strutturata in due camere – una per le autorità locali e l’altra per quelle regionali -, composta da 324 rappresentanti, con altrettanti sostituti, e organizzata in tre commissioni (quella di monitoraggio, quella relativa alla governance, e quella che si occupa dei problemi attuali), è l’istituzione responsabile del rafforzamento della democrazia a livello locale e regionale. Si occupa, inoltre, del controllo dell’applicazione della Carta europea dell’autonomia locale  firmata nel 1985.

Accanto a queste si trovano: la Corte Europea dei Diritti Umani; il Commissario per i Diritti Umani; la Conferenza delle Organizzazioni Internazionali non governative.

Obiettivi

Una volta entrati a far parte del Consiglio d’Europa, gli Stati accettano di rispettarne principi e valori e di essere perennemente sottoposti al controllo e alla sanzione da parte dell’organizzazione.

Tra gli obiettivi del Consiglio nella protezione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto, figurano oggi: l’abolizione della pena di morte; la protezione delle minoranze nazionali e dei diritti dei bambini; la lotta alla discriminazione e al razzismo; il raggiungimento del rispetto della libertà di espressione e dell’uguaglianza di genere; la difesa e la salvaguardia della diversità culturale; la difesa del diritto di accedere a cure sanitarie e medicinali di buona qualità.Accanto a questi vengono, infine, garantiti l’aiuto – tramite attività di consulenza e controllo – allo svolgimento di elezioni libere e democratiche e la promozione dell’educazione ai diritti umani e alla democrazia.

Conclusioni

Questa breve descrizione dell’origine e del funzionamento del Consiglio d’Europa ci aiuta a comprendere perché non debba essere confuso con gli organi dell’Unione Europea e quanto sia importante il ruolo che svolge.

I tre principi cardine dell’organizzazione, infatti, sono oggi sotto attacco in sempre più Paesi, anche in quelli europei. Il compito svolto dal Consiglio nel cercare una mediazione tra gli Stati con l’obiettivo di stimolarne la cooperazione per il raggiungimento di obiettivi comuni – soprattutto per quanto riguarda diritti umani e democrazia – non dovrebbe assolutamente essere sottovalutato. Anzi, bisognerebbe comprendere come sia necessario un rafforzamento delle sue istituzioni e dei suoi poteri per garantire che ogni violazione venga immediatamente sanzionata.

Fonti e approfondimenti

Winston Churchill, Discorso tenuto all’Università di Zurigo, 19 settembre 1946

Consiglio D’Europa, Statuto del Consiglio d’Europa,  Londra, 1959

Consiglio D’Europa, Carta Sociale Europea, Roma, 18 ottobre 1962

Centre on Law and Social Transformation, The Council of Europe: from 1949 to 2019, 24 maggio 2019

Sito del Consiglio d’Europa

EUI, Council of Europe Research Guide 

Infografica sul Consiglio d’Europa 

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