Elezioni Taiwan 2020, i candidati: l’idea di Cina e l’arma progressista di massa

Elezioni Taiwan
@tenz1225 - Flickr - CC BY-SA 2.0

L’11 gennaio 2020 si terranno le elezioni a Taiwan, segnando le prime cruciali elezioni dell’anno. I candidati coinvolti e le loro idee sono di grandissima importanza sia per la regione asiatica sia per altre situazioni geopolitiche mondiali. Per comprendere la loro centralità, bisogna guardare con attenzione a temi quali le relazioni con Pechino e Washington, i sentimenti contrastanti verso le proteste di Hong Kong, l’ingrandimento delle ineguaglianze economiche del Paese e le politiche progressiste adottate dall’attuale presidenza.

I candidati

Il Kuomintang (KMT)

Esistono due grandi schieramenti all’interno della sfera politica taiwanese, da una parte il Kuomintang (KMT) e dall’altra il Partito Progressista-Democratico (PPD). Il primo è la storica formazione fondata nel 1912 in Cina a seguito della rivoluzione cinese che spodestò l’ultimo imperatore. Fondato – tra gli altri – anche da Sun Yat-sen, considerato il padre della patria cinese contemporanea, il KMT ha vissuto i suoi anni di grande notorietà alla morte di Sun. Chiang Kai-shek divenne il leader del partito e i contrasti con il Partito comunista cinese (PCC) – fondato nel 1921 da una formazione distaccatasi dal KMT – sfociarono nella guerra civile che si concluse solo nel 1949. Il generalissimo Chiang dovette quindi rifugiarsi sull’isola di Formosa, di fatto creando un’entità staccata dai territori conquistati da Mao Zedong.

Il KMT è quindi il partito del periodo autoritario di Taiwan, prima con Chiang Kai-shek e poi con suo figlio Chiang Ching-kuo, trasformato e adattato nel contesto democratico dagli anni Ottanta in poi. Il KMT può essere definito come un partito di adattamento, senza un principio imprescindibile a fini elettorali o di legittimazione politica. Dal nazionalismo cinese del pre-Repubblica Popolare Cinese all’anticomunismo della seconda metà del ventesimo secolo, fino ad arrivare a essere il partito filocinese nel ventunesimo secolo, è evidente come l’anima del partito sia trasformista.

Il candidato: Han Kuo-yu

Il candidato del KMT a queste elezioni è Han Kuo-yu, sindaco della seconda città più grande di Taiwan, Kaohsiung. Per capire il personaggio è importante sottolineare come Kaohsiung sia da sempre una roccaforte del PPD e che Han è riuscito a strapparla al Partito progressista nel 2018 grazie alla sua retorica “vicina al popolo”. Mentre Taipei è la capitale e attira la classe media del Paese e la grande maggioranza della popolazione expat, la città nell’estremo sud dell’isola è uno dei più grandi centri della classe operaia del Paese, impiegati soprattutto nei settori portuali.

Il 2019 è stato l’anno in cui Han ha ottenuto la candidatura col KMT e ha iniziato a fare viaggi istituzionali a Hong Kong, Macao e Repubblica Popolare. Ha anche viaggiato negli Stati Uniti per alcune relazioni commerciali tra la sua città e investitori americani. Nonostante ciò, è stato anche invitato a Harvard e Stanford per delle lezioni. In questo senso si percepisce come Kaohsiung sia solo una piccola dimensione rispetto alle sue aspirazioni. Han è stato paragonato a Trump per il suo modo di fare politica, è considerato un grande alleato di Pechino ed è anche stato avvicinato a Chiang Kai-shek per il suo aspetto. In questo senso quindi la sua figura è sicuramente in contrasto con quella di Tsai.

Il Partito Progressista-Democratico (PPD) e Tsai Ing-wen

Il PPD è stato fondato negli anni Ottanta (1986), quando Chiang Ching-kuo iniziò la democratizzazione del Paese. I principi di difesa della democrazia e quindi dei diritti civili sono il tassello fondante del partito, il quale però è rimasto nell’ombra della politica taiwanese per lungo tempo. Nel 2000 ci fu la prima vittoria presidenziale con Chen Shui-bian, replicata dalla vittoria nel 2004. Tsai Ing-wen, l’attuale presidentessa di Taiwan, è quindi la seconda leader del PPD a riuscire a vincere contro il KMT e queste elezioni ci diranno se verrà riconfermata alla guida del Paese.

Tsai è riuscita a vincere con il 56% delle preferenze nel 2016, dopo quasi un decennio di assenza del PPD dalle istituzioni nazionali taiwanesi. Inizialmente il suo tasso di gradimento tra la popolazione era oltre il 50%. A seguito di forti critiche riguardo alle sue posizioni intransigenti nei confronti della Cina, affiancate da un rallentamento dell’economia, nel 2017 e nel 2018 il tasso di gradimento è sceso a picco, arrivando al di sotto del 25% nell’estate del 2018. Nonostante ciò, le posizioni di Tsai non si sono stemperate, facendo forza sulle idee fondanti del suo partito e portando avanti il programma con cui è stata eletta quattro anni fa.

Le proteste di Hong Kong – iniziate a marzo del 2019 e infuocatesi nella seconda metà dell’anno – hanno dato la possibilità alla presidentessa di Taiwan di ribadire le proprie posizioni riguardo la preservazione delle libertà personali e il contrasto all’autoritarismo.

Anche attraverso questa pubblica difesa (probabilmente l’unica in modo così aperto e sicuramente l’unica così costante) nei confronti di Hong Kong, Tsai ha riguadagnato punti nei sondaggi. Questo a riprova del fatto che i fondamenti su cui il suo partito si basa continuano a essere immutati e molto utili come arma di opposizione al KMT. Inoltre, i più di duecentomila taiwanesi che vivono a Hong Kong sono votanti a cui Tsai ha cercato di parlare, sia in termini di opportunità economiche e lavorative a Taiwan, sia riguardo la necessità di combattere per le idee democratiche. Molti di questi cittadini – studenti o giovani professionisti – l’11 gennaio si recheranno alle urne e il sentimento maggioritario è quello di sostegno alla presidentessa Tsai.

L’idea di Cina

Tsai ha fortemente chiuso ogni forma di dialogo con la Cina di Xi Jinping, ritenendo le mire centralizzanti del leader cinese la minaccia più seria per Taiwan. Il rifiuto della politica dell’unica Cina da parte della presidentessa ha respinto con fermezza la strategia retorica di Pechino, che invece vorrebbe riuscire a dare a Taiwan lo status giuridico di Hong Kong. Il costo dell’intransigenza del PPD si è concretizzato con l’ulteriore smantellamento diplomatico che Pechino sta portando avanti dall’inizio del secolo; così come il sentimento di opposizione dei taiwanesi conservatori nei confronti della presidentessa.

Dall’altro lato invece, Han ha sempre affermato che con lui come presidente le relazioni con la Cina migliorerebbero notevolmente, riuscendo a chiudere nuovi trattati commerciali e non solo con il Paese vicino. Questo riuscirebbe a far crescere l’economia che, secondo il KMT, è stata fortemente rallentata dalle politiche di Tsai. L’apertura a nuovi trattati commerciali con la Cina rischierebbe però di erodere le libertà e l’indipendenza di cui oggi gode il Paese, avvicinando le due sponde dello stretto di Taiwan in modo difficile da anticipare.

I diritti civili, l’arma progressista di massa

Contro il sentimento conservatore di tradizione confuciana, Tsai ha intrapreso una battaglia per i diritti civili attraverso la legge sul matrimonio egualitario. In questo senso Taiwan ha fatto un passo avanti prima di qualsiasi altro Paese asiatico, aggiungendosi al (ancora piccolo) club dei Paesi che hanno fatto dei diritti civili una dimensione di eguaglianza al di là di quella economica.

La strategia adottata dall’amministrazione Tsai ha puntato sul ribilanciamento tra crescita economica e salvaguardia della democrazia. I taiwanesi sono quindi spinti a ragionare riguardo le relazioni tra Cina e Taiwan non solo in termini di crescita economica ma anche facendo attenzione ai risvolti di natura socio-politica che questo porterebbe. Primo tra tutti l’eguaglianza sociale. Se è vero che l’economia taiwanese oggi è in un momento di lenta crescita, dall’altra parte la Taiwan del PPD ha intenzione di rafforzare anche altre dimensioni della società. Tutto questo cercando di rimanere indipendente da Pechino, che riuscirebbe a manovrare più facilmente le relazioni con Taiwan attraverso importanti investimenti nel Paese.

Conclusione

In questo complicato contesto dove economia e diritti civili si incrociano insieme al trasformismo del KMT e la costante minaccia proveniente dall’altra sponda dello Stretto, le elezioni di gennaio assumono ancora più importanza. Il popolo taiwanese è quindi chiamato a scegliere tra due formazioni diametralmente opposte, definendo il prossimo futuro dell’isola e come dovranno essere impostate le relazioni con la Cina.

Fonti e approfondimenti

Kurlantzick, Joshua, “Taiwan’s Presidential Election: What to Know”, Council on Foreign Relations, 19/12/2019.

Ogasawara, Yoshiyuki, “Taiwan’s 2020 Presidential Elections”, The Diplomat, 12/12/2019.

Han Kuo-Yu, A Beijing-Friendly Populist, Might Still Win Taiwan 2020″, SupChina, 19/11/2019.

Hsiang, Yu and Kao, Evelyn, “Han Kuo-yu unveils policies to protect workers’ rights”, Focus Taiwan, 07/11/2019.

Directorate General of Budget, Accounting and Statistics (DGBAS). 1962-2019. “Economic Growth Rate”. Republic of China (Taiwan).

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