Dentro le maras: le origini

Dentro le maras
@LoSpiegone - Le inferriate davanti a un negozio e abitazioni a Città del Guatemala

La violenza in America latina può raggiungere estremi che non lasciano scelta: o si rimane intrappolati o si fugge.  Dall’inizio del nuovo millennio, più di 2,6 milioni di persone sono state assassinate e circa 13 milioni sono emigrate. Nel 2018, la regione contava a livello mondiale 8% della popolazione contro 38% degli omicidi, oltre a 17 tra i 20 Paesi con il maggior tasso di morti violente. Gli esperti parlano di una vera e propria epidemia di violenza, il cui epicentro è il Triangolo Nord del Centro America.

Quest’area è conosciuta anche come il Triangolo della Morte e corrisponde alla zona più violenta del mondo senza guerre dichiarate. È composta da El Salvador, Guatemala e Honduras, in cui il suddetto primato costituisce un grande ostacolo allo sviluppo. Non è quindi una coincidenza che siano tra i Paesi con gli indici di povertà e di disuguaglianza più elevati del continente.

Il fenomeno che contraddistingue il Triangolo rispetto al resto dell’America latina, e che è determinante nei termini della violenza, è la presenza delle maras. Si tratta di particolari tipi di pandillas – termine usato in Centro e Nord America per riferirsi alle bande criminali. Proprio di queste ci occuperemo nel corso di questo progetto di articoli, concentrandoci sulle due principali: la Mara Salvatrucha (MS-13), e la 18th Street Gang (M-18).

Effetti immediati e a lungo termine della violenza

La violenza genera paura, trauma e sofferenza, nonché danni alla qualità della vita di tutti giorni, limitando la fruizione degli spazi pubblici e il movimento delle persone. Il tessuto e i comportamenti sociali ne sono direttamente influenzati. Il porto d’armi è comune e gli spari rientrano nel paesaggio sonoro urbano. Nel Triangolo Nord, le società vivono rinchiuse. Nelle zone residenziali ad alto reddito, i cittadini si barricano dentro compound, avvolti dal filo spinato e sotto la vigilanza di servizi di sicurezza privati. Nelle zone meno abbienti, molti negozi vendono i propri prodotti attraverso delle inferriate.

Gli individui, le imprese e gli Stati si ritrovano a sostenere costi molto elevati per prevenire o rimediare alla violenza, corrispondenti circa all’8% del PIL regionale. Inoltre, questa debilita gli investimenti e sottrae gli scarsi fondi del governo dalla promozione dell’economia, reindirizzandoli al mantenimento dell’ordine.

Radici della violenza

Non è un caso che El Salvador e il Guatemala abbiano attraversato lunghe e sanguinarie guerre civili, e che l’Honduras abbia al contempo sofferto della situazione geopolitica della regione. Ma le guerre sono finite rispettivamente da 28 e 24 anni e vanno ad allungare la lista di cause strutturali della violenza, quali la banalizzazione della stessa e la disponibilità di armi.
Un’altra causa strutturale e indiretta è la tendenza di radice coloniale a corrompere il potere per promuovere interessi privati a scapito di quelli pubblici. In questo modo, le istituzioni sono deboli e la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, generando impunità e forti disuguaglianze.
Inoltre, la posizione geografica colloca il Triangolo in mezzo alla rotta strategica della droga, che dal Sud America vuole raggiungere l’insaziabile mercato statunitense.
Tutti questi fattori contribuiscono all’esorbitante violenza di cui patisce la regione e alla sua conseguente instabilità, alimentandosi a vicenda. Inoltre, sono tutti alla base dell’esistenza delle maras.

Le maras

Le pandillas del Triangolo Nord sono alimentate dalle condizioni gravissime di questi Paesi nella loro esistenza e tramite il loro modus operandi assicurano la riproduzione delle stesse condizioni. Sono il riflesso estremamente violento della mancata risposta delle autorità rispetto alla situazione in cui vivono i propri cittadini e alla corruzione.

In Centro America, il termine mara significa colloquialmente gruppo di amici, gente. È il troncamento di marabunta, una famiglia di formiche – i pompilidi – che vive in migrazione permanente e divora tutto quel che trova sulla propria strada. In questo modo, uno stesso termine viene usato per riferirsi ai propri amici e a degli “sciami” di giovani – inizialmente amici tra loro – che hanno dato violentemente vita a uno dei tipi di organizzazioni criminali più sanguinarie al mondo.
Queste sono nate all’estero, ma non sono prettamente esterne alla regione in cui oggi sono maggiormente radicate: il Triangolo Nord. Tuttavia, i loro sviluppi e caratteristiche sono stati influenzati dal luogo di nascita, ed è per questo che per capire queste gang bisogna tornare indietro di almeno 60 anni e spostarci nelle strade di Los Angeles.

Origine storica della 18th Street Gang

A causa della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti dovettero far fronte a una carenza di manodopera. Il confinante Messico, con un’alta percentuale di popolazione giovane e povera, sembrava una fonte appropriata per risolvere il problema. Le due nazioni misero a punto il programma Bracero, che funzionò dal 1942 al 1964, introducendo oltre 4 milioni di lavoratori messicani nella società statunitense, un ambiente piuttosto razzista e ostile. Per rispondervi, i nuovi arrivati organizzarono diversi movimenti di resistenza, quali il famoso chicanismo e la sua lotta per i diritti civili sostenuta da diversi artisti e intellettuali; ma nelle strade dei quartieri centrali più poveri di Los Angeles, segnati da faide tra gang etniche, la reazione dei messicani consistette nel formare le proprie pandillas per proteggersi.
La 18th Street era controllata da altri gruppi e i messicani ne erano esclusi. Un gruppo di questi vi forzò il proprio ingresso e vi si installò, dando vita alla 18th Street Gang, conosciuta successivamente anche come Barrio 18 o Mara 18. Il barrio – il quartiere – divenne così l’asse centrale dell’identità collettiva, il luogo della convivenza ma anche della resistenza.

Nascita della Mara Salvatrucha

Tra le gang latinas, a regnare nella West Coast erano i messicani. Ma i flussi migratori da sud iniziarono a portare molte altre nazionalità. Rompendo con le tradizioni pandilleras di Los Angeles mono-nazionali, la M-18 iniziò a integrare i nuovi arrivati da altri Paesi. Dagli anni Ottanta in poi, i membri messicani iniziarono a diminuire rispetto a quelli centroamericani, in primis i salvadoregni, che scappavano da guerre civili e da altri contesti difficili.
Questi nuovi flussi non solo hanno fatto crescere la M-18, ma hanno creato quella che diventerà la sua più grande rivale: la Mara Salvatrucha.

Salva- è un diminutivo di salvadoregno, nazionalità maggioritaria del gruppo, e –trucha significa colloquialmente “sveglio”, “all’erta”. Il numero 13 è stato aggiunto successivamente e indica il posto della lettera M di mara nell’alfabeto.

La Salvatrucha è dunque un prodotto indiretto di una delle conseguenze, a sua volta indiretta, delle guerre civili centroamericane: l’immigrazione di massa verso gli Stati Uniti, e soprattutto verso la città di Los Angeles, capitale mondiale del pandillerismo.
Arrivati nel nuovo Paese, che avrebbe dovuto dar loro una vita migliore (o che almeno gliela avrebbe salvata), i rifugiati si sono ritrovati al margine della società, a intraprendere lavori ad alto rischio e con stipendi molto bassi. In molti ambienti domestici i genitori erano assenti, impegnati a lavorare, e i giovani cercavano un senso di appartenenza altrove, per strada, con chi sentivano più simile a loro. La frustrazione e l’abbandono, l’ambiente alienante e le difficoltà economiche hanno spinto molti giovani a fare gruppo e ad abbracciare insieme la delinquenza comune. Questa tendenza ha dato vita alle maras, in cui si è riversata la cultura della violenza legata ai contesti centroamericani.

Evoluzione dei gruppi

La prima clica – cellula – dell’attuale MS-13 nacque al suono del rock metal, accompagnato dal consumo di marijuana. Lo stile metallaro sparì presto e venne adottata la cultura dell’hip-hop, ma è rimasto il simbolo delle corna con le mani, caratteristico della MS-13.

I membri, le rivalità con altri gruppi e le attività iniziarono a crescere. Le nuove parole d’ordine divennero mi vida loca, e i coltelli e poi le armi rimpiazzarono i pugni. L’esistenza del marero iniziava a essere segnata principalmente da violenza e sballo, ma col tempo anche sempre più da carcere e morte. In questo contesto, all’iniziale protezione degli immigrati si aggiunsero il traffico di migranti e la vendita su piccola scala di droga.

La MS-13 e la M-18 sono cresciute con una composizione di profili segnati dalle stesse storie di vita. Ciononostante, nella lotta per la sopravvivenza, l’uso della violenza estrema adottato per guadagnarsi una reputazione sanguinaria temibile ha esacerbato la rivalità tra i due gruppi. Questo odio è diventato nel tempo parte delle loro identità. Già nella prima metà degli anni Novanta, nei quartieri latinos di Los Angeles le due maras erano entrate in guerra.

L’intervento delle autorità statunitensi

Questo crescendo di violenza ha spinto le autorità statunitensi a intervenire. Ciononostante, le due principali misure adottate hanno ottenuto il risultato opposto a quello desiderato, accelerando la crescita delle gang.
La prima mossa è stata quella di implementare le pene dei mareros, provocando migrazioni verso altre zone degli Stati Uniti e incarcerazioni di massa. Le prigioni sono state delle vere e proprie scuole di pandillerismo. Da lì si è diffusa la pratica delle estorsioni per le attività protratte sul territorio delle maras, dando inizio alle loro economie criminali. Inoltre, nelle carceri, entrambe si sono sottomesse alla potente Mafia Mexicana, ottenendo maggiore protezione.

La seconda e più decisiva politica quanto alla diffusione di questi gruppi è stata quella delle deportazioni. Infatti, una volta finite le guerre civili, sono cominciati ad arrivare in Centro America aerei di connazionali illegalmente residenti negli Stati Uniti con la fedina penale sporca. Questa politica è stata successivamente cristallizzata da un atto del Congresso nel 1996, che in questo modo pensava di liberarsi del problema, riversandolo altrove; tuttavia quell’altrove erano società lacerate, in cui la maggior parte degli ex-detenuti non era mai stato, né aveva nessuno che lo aspettasse.

Ed è così che queste particolari gang di brand statunitense si sono trasferite dalle strade di Los Angeles a quelle dei Paesi di origine dei loro integranti, soprattutto nel Triangolo Nord, diventando gradualmente un grande problema locale.

Fonti e approfondimenti

Mara Salvatrucha (MS13)”, Insight Crime, 12/03/2019

Barrio 18 (M18)”, Insight Crime, 03/05/202

J. Rivera Claveria, “Las Maras. El fenómeno criminal del siglo XXI”, Universidad Catolica de Honduras

Matteo Savi, “Le gang che tengono in ostaggio l’America centrale”, Lo Spiegone, 30/04/2016

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