Il mercato nero dei missili in Ucraina

Uno studio pubblicato in agosto dall’International Institute for Strategic  Studies (IISS) ha suggerito che i recenti successi della Corea del Nord nel testare missili balistici siano stati possibili grazie all’acquisto di tecnologie dall’estero. Michael Elleman, esperto in difesa missilistica presso l’IISS e autore della pubblicazione, ha indicato la fabbrica di missili Yuzhmash nella città ucraina di Dnipro come una plausibile origine di tale commercio.

Il Presidente Trump fino ad adesso aveva preso in considerazione solo la Cina come unica fonte di supporto economico e tecnologico al regime di Pyongyang, ma la possibilità che la Corea del Nord possa essersi procurata materiale ed expertise da territori dell’ex Unione Sovietica, apre un nuovo pericoloso scenario che l’amministrazione americana dovrà tenere in considerazione.

L’analisi di Elleman si basa su una domanda molto semplice, che già diversi esperti e membri dell’intelligence si erano posti da qualche tempo: com’è possibile che la Corea del Nord sia riuscita in così poco tempo ad ottenere la capacità di minacciare il territorio statunitense?

Leon Panetta, ex direttore della CIA aveva di fatto già affermato in un’intervista che i tentativi di Pyongyang di ottenere Missili Balistici Intercontinentali (ICBM) armabili con testate nucleari stavano procedendo ad un ritmo inaspettato, sorprendendo l’intelligence USA.

Nel giro di due anni, come spiega Elleman, “un arsenale missilistico che si basava unicamente su missili a breve e medio raggio, e su un missile a raggio intermedio, il Musudan, il quale ha fallito diversi test, si è trovato all’improvviso ad essere integrato da due nuovi missili: l’IRBM Hwasong-12 e l’ICBM Hwasong-14 ”. Nessun Paese è mai riuscito a passare in così poco tempo da un arsenale a breve e medio raggio, ad avere la capacità di armare un ICBM .

 

Barack Obama nel 2014 aveva ordinato un’intensificazione delle attività di sabotaggio contro il programma missilistico nord coreano. Questi sforzi avevano portato ad un’apparente vittoria degli USA lo scorso autunno, quando Kim Jong Un aveva ordinato la cessazione dei test del missile Musudan. Tuttavia, poco tempo dopo, il regime ha ripreso nuovamente  il proprio programma missilistico, mettendo in campo i nuovi e più avanzati IRBM e ICBM.

Per Elleman quindi non ci sono dubbi: La Corea del Nord si è procurata un razzo a propulsione liquida (Liquid Propellant Engine – LPE) dall’estero. Ma chi ha fornito a questo punto una tecnologia così complessa a Pyongyang? Com’è stato possibile ?

Secondo lo studio dell’IISS, i razzi a propulsione liquida utilizzati negli Hwasong 12 e 14 somigliano per caratteristiche tecniche agli RD-250 sovietici, i quali sarebbero stati modificati per adattarsi alle esigenze dei missili del regime. Gli LPE prodotti da altre potenze come USA, Francia, Cina, Giappone, India e Iran sono diversi da quelli utilizzati dalla Corea del Nord, lasciando intuire che i razzi usati da Pyongyang provengano dai territori dell’ex Unione Sovietica.

La produzione degli RD-250 può essere correlata soltanto ad alcuni siti, e i principali sospetti ricadono sulla fabbrica ucraina di Yuzhmash, situata proprio nella regione in cui la Russia sta conducendo una guerra silenziosa contro l’Ucraina. Nel corso della Guerra Fredda, tale fabbrica produceva i missili più avanzati dell’Unione Sovietica, tra cui gli SS-18, rimanendo uno dei principali fornitori della Russia anche dopo il crollo dell’URSS. Tuttavia, successivamente alla deposizione di Viktor Yanukovych, ex presidente filo-russo dell’Ucraina, la fabbrica si è trovata ad affrontare un periodo di crisi. La Russia ha infatti cancellato gli ordini dei missili e la vulnerabilità economica della Yuzhmash può aver portato il polo a vendere tecnologie e materiale sul mercato nero.

Già in paassato delle spie di Pyogyang avevano tentato di sottrarre informazioni tecniche al complesso Ucraino, ma tale tentativo era stato prontamente bloccato dalle autorità.

Oleksandr Turchynov, un membro del Governo Proshenko, ha negato ogni coinvolgimento del governo Ucraino nella faccenda, dichiarando inoltre come tali insinuazioni siano frutto dell’attività dei servizi segreti russi. Il fine di Mosca, in base a quanto dichiarato dall’Ucraina, sarebbe quello di peggiorare le relazioni tra Kiev e Washington, e di impedire al governo ucraino di ottenere missili anticarro Javelin dagli Stati Uniti. La Yuzhmash ha inoltre dichiarato di non aver mai fornito tecnologie o materiale al regime di Pyongyang.

Elleman ha affermato che difficilmente il governo di Kiev possa essere stato coinvolto in un tale commercio, ed esclude anche che i dirigenti della  Yuzhmash siano i diretti responsabili dell’uscita degli RD-250  dalla fabbrica; ma ha anche fatto notare come il polo si trovi pericolosamente vicino al fronte con le forze filo-russe, suggerendo che canali illegali si possono essere formati tramite la corruzione di alcuni lavoratori della Yuzhamash.

Su questa vicenda bisogna ancora fare luce, e non necessariamente, come anche ammesso da Elleman, gli RD-250 provengono dall’Ucraina; altre fabbriche all’interno degli ex territori dell’URSS sono in grado di produrli. Tuttavia le condizioni economiche della Yuzhmash e l’instabilità del Paese in cui si trova la rendono la principale sospettata.

 

Fonti e approfondimenti:

https://www.nytimes.com/2017/08/14/world/asia/north-korea-missiles-ukraine-factory.html

http://www.38north.org/wp-content/uploads/pdf/2017-0601-38-North-Press-Briefing-Transcript-Elleman-Gallucci-Wit.pdf

http://edition.cnn.com/2017/08/14/politics/north-korea-icbm-study-ukraine-russia/index.html

http://www.telegraph.co.uk/news/2017/08/14/ukraine-denies-selling-north-korea-nuclear-missile-engines/

http://www.iiss.org/en/iiss%20voices/blogsections/iiss-voices-2017-adeb/august-2b48/north-korea-icbm-success-3abb 

 

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