L’Unione Europea incontra la Cina

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Il 16 luglio il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker e il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk hanno preso parte al 20° Summit EU-Cina a Pechino, ospiti del Primo Ministro cinese Li Keqiang. In contemporanea con il primo incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin a Helsinki, l’UE e la Cina si sono sedute al tavolo delle discussioni portando a termine un documento congiunto.

Il “Joint Statement” è prima di tutto importante perché negli ultimi tre anni questo summit Eurasiatico non ha prodotto nessun risultato reale che potesse far intravedere che tipo di futuro le relazioni tra Bruxelles e Pechino potessero intraprendere. 

Dal 1998 questo summit si tiene su base regolare ed annuale, anche se nel 2008 e nel 2011 venne sospeso e rimandato poiché le relazioni tra l’Unione Europea e la leadership cinese hanno vissuto delle frizioni e dei rallentamenti non indifferenti. Nonostante ciò, nel 2008 venne stabilito il “China-EU High Level Economic Trade Dialogue”, nel 2010 il “China-EU High Level Strategic Dialogue” e nel 2012 il “China-EU High Level People-to-People Dialogue”. Tutti questi appuntamenti sono serviti soprattutto a creare dei momenti di discussione precisa tra Bruxelles e Pechino, intensificando i punti di connessione e aumentando le opportunità di sviluppo delle relazioni tra estremo Orientale ed estremo Occidentale del continente.

Anche se spesso i documenti congiunti che vengono firmati da Cina ed UE sono soggetti a critiche di incompletezza e di poca praticità, è bene ricordare che le relazioni diplomatiche tra i due iniziarono solo nel 1975. Inoltre la vocazione internazionalista e giuridica che l’Unione Europea ha sempre percorso (e su cui si basa la sua intera stabilità) si sono contrapposte spesso con la vocazione centralizzata e politica che Pechino ha sviluppato anche dopo la morte di Mao Zedong nel 1976. Le forti restrizioni che l’UE impose alla Cina dopo il Massacro di Tiananmen avvenuto il 4 giungo 1989, il seguente avvicinamento alla fine dello scorso secolo grazie alla discussione sull’entrata della Cina nel WTO (avvenuta nel dicembre 2001) e il successivo deterioramento delle relazioni dovuto alle forti repressioni in Tibet nel 2008 danno un chiaro esempio di come Bruxelles e Pechino abbiano condotto negli ultimi quaranta anni una relazione “a fisarmonica”.

La firma congiunta del 16 luglio 2018

Il documento di quindici pagine che è stato firmato fa riferimento spesso alle regole del sistema internazionale, ai “tre pilastri del sistema delle Nazioni Unite, ovvero pace e sicurezza, sviluppo, e diritti umani” affermando che entrambe le parti si impegnano a risolvere pacificamente le dispute internazionali attraverso il diritto internazionale.

Il documento afferma come la denuclearizzazione completa della Penisola coreana è un valore condiviso da entrambe le parti e che l’incontro tra Stati Uniti e Corea del Nord, così come gli incontri inter-coreani, sono da accogliere fortemente e che questa è la strada giusta da percorrere per la risoluzione della questione coreana. Subito dopo viene anche ribadito come il JCPOA, il trattato sul nucleare iraniano, sia fondamentale per il sistema di non-proliferazione globale. Una chiara affermazione di come l’UE e la Cina su questo sono unite contro le azioni intraprese da Donald Trump recentemente.

Il sistema di sicurezza che i due partner possono condividere è soprattutto in Africa e in Medioriente. Infatti, entrambi sono d’accordo sul “processo di pace in Medioriente” basato sulla risoluzione con la formula “due-Stati, in cui i due Stati vivono l’uno vicino all’altro in sicurezza all’interno di un sistema internazionale in cui vengono riconosciuti i confini, con Gerusalemme loro capitale”. Un altro chiaro segnale alla politica pro-israeliana intrapresa dal Presidente statunitense e non condivisa da praticamente tutto il mondo.

La risoluzione della guerra siriana attraverso un maggiore coinvolgimento degli aiuti umanitari e alla protezione della popolazione civile. Viene riaffermato il supporto per “gli sforzi del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Libia” e si definisce come il processo di pacificazione dell’Afghanistan debba essere guidato dagli afgani e rimanere all’interno della discussione afgana.

E’ chiaro come le zone di conflitto che vengono prese in considerazione siano quelle in cui sia Bruxelles che Pechino nutrono degli interessi molto importanti sia per questioni di sicurezza regionale che di possibilità economiche.

Proprio sul commercio e l’economia i due partner sono fortemente spaventati dell’atteggiamento che gli Stati Uniti hanno intrapreso grazie al Presidente-imprenditore Donald Trump. Le tensioni commerciali tra Washington e Pechino e tra Washington e Bruxelles hanno quindi inevitabilmente aperto un dialogo tra i due parner che prima era meno evidente.

Proprio su quest’ultimo argomento il “Joint Statement” afferma che “I due Stati sono fortemente impegnati nella promozione di un’economia mondiale aperta, incrementando la liberalizzazione di commercio, di investimenti e la loro facilitazione, resistendo al protezionismo e all’unilateralismo, rendendo possibile una globalizzazione ancora più aperta, bilanciata, inclusiva e beneficiaria per tutti.”

Si fa riferimento anche alle grandi possibilità che la Nuova Via della Seta e il Piano di Investimenti dell’UE, così come il Network Trans-Europeo dei Trasporti possano promuovere fortemente le cooperazione tra i due poli attraverso un’interconnessione marittima, aerea, su ferro e su gomma.

Un altro grande passo che il summit del 2018 porta nello sviluppo delle relazioni  tra Unione Europea e Cina è l’introduzione del Fondo di Co-investimento UE-Cina. Per la prima volta quindi un fondo economico coordinerà gli investimenti europei e cinesi, andandosi a prefigurare come un elemento di varietà dall’AIIB, nonostante quest’ultima abbia fortemente stabilito le sue radici all’interno di Europa, Medioriente, Centro Asia ed Estremo Oriente.

Conclusioni

L’Unione Europea ha sicuramente lasciato indietro delle questioni molto importanti come l’Europa Orientale e una pressione maggiore sui diritti umani. Il dialogo “16+1” che Pechino sta portando avanti da vari anni con i Paesi dell’Europa Centro-Orientale è uno dei più grandi nodi che avvolgono le relazioni tra Bruxelles e Pechino. Infatti, una maggiore cooperazione sarebbe molto gradita dalle istituzioni europee che, finora, hanno visto alcuni dei sui Stati Membri dialogare con la concorrenza cinese, aprendo questioni di stabilità interna e di trasparenza degli investimenti nell’area.

Inoltre, la liberazione di Liu Xia, moglie del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, hanno portato a qualcosa, ovvero citare i diritti umani come uno dei pilastri della relazione. Nonostante ciò quello che è scritto sul “Joint Agreement” non è sicuramente sufficiente per raggiungere quello che Bruxelles vorrebbe, ovvero il rispetto dei diritti fondamentali positivi e non solo quelli passivi. 

I due attori stanno positivamente intraprendendo la strada dello sviluppo delle proprie relazioni economiche e diplomatiche, facendo intravedere la possibilità di un futuro nuovo ed inedito tra Bruxelles e Pechino che può avere un impatto improntate sull’intero sistema delle relazioni internazionali.

FONTI E APPROFONDIMENTI

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