Lunedì 15 maggio si è concluso il Belt and Road Forum, un summit durato due giorni dedicato al progetto One Belt, One Road (OBOR), ossia l’ambizioso piano d’investimenti cinese che mirerebbe a costituire una corridoio economico che, partendo da Shanghai, raggiungerà il cuore dell’Europa. Al forum hanno partecipato ben 30 leader mondiali e rappresentanti governativi da almeno altri 30 paesi.
Noto anche come Nuova Via della Seta, il progetto d’investimenti, secondo le stime cinesi, coprirà tre quarti delle risorse energetiche globali, più della metà della popolazione terrestre e 40% del Pil mondiale. L’OBOR si articola in due grandi direttrici; la prima si sviluppa via terra e partendo dalla Cina Occidentale mira a raggiungere l’Asia Centrale e il Medio Oriente; la seconda si dispiega per via marittima e passando per il Mar Cinese Meridionale, collegherà il Gigante Asiatico con l’Oceano Indiano e il Sud del Pacifico. Stiamo parlando di un piano che per dimensioni non ha eguali, coinvolgendo investimenti cinesi per un totale di 4 mila miliardi di dollari.
Il Presidente Xi Jinping ha più volte sottolineato come l’OBOR sia concepito in un’ottica win-win, ossia qualunque partecipante al progetto non avrà che da guadagnarci, potendo attingere agli ingenti fondi messi in campo dai cinesi. Ma il maggior beneficiario della Nuova Via della Seta sarà senza dubbio la Cina. I vantaggi per il Gigante Asiatico sono principalmente due:
- il piano consente alla Cina di alleggerire l’eccesso di fondi interno e di sviluppare le infrastrutture di trasporto, commerciali ed energetiche dei paesi che la circondano. In questo modo, la crescita economica delle più deboli economie confinanti costituirà terreno fertile per l’espansione commerciale di Pechino;
- l’OBOR costituirà senza dubbio un’importante leva diplomatica per Pechino, permettendole di far sentire ancora di più la propria voce sia nella regione del Pacifico, che nell’Asia Centrale e di sfruttare la sua influenza economica per raggiungere i propri obiettivi strategici.
Il Belt and Road Forum si è presentato come un evento celebrativo, che pur senza aggiungere nulla di nuovo a quanto detto negli anni passati da Xi Jinping riguardo alla Nuova Via della Seta, non manca di evidenziare come il progetto di investimenti stia assumendo, sebbene lentamente, sempre più concretezza.
Nel corso del Forum, Xi Jinping ha sottolineato come tra il 2014 e il 2016 il volume di scambi tra i paesi partecipanti alla Nuova Via della Seta abbiano raggiunto il valore di 3 mila miliardi di dollari e come gli investimenti cinesi negli Stati aderenti abbiano superato i 50 miliardi. Inoltre, in occasione del summit, ben 68 paesi e organizzazioni hanno sottoscritto accordi per portare avanti l’OBOR. Tra questi si enumerano un trattato di libero scambio stipulato con la Georgia e accordi concernenti il settore energetico con Russia, Arabia Saudita e Azerbaijan.
Uno dei punti più importanti toccati dal Belt and Road Forum è stata la dichiarazione del governo cinese di voler potenziare maggiormente il progetto. La Cina si impegnerà con un ulteriore somma di 14.5 miliardi di dollari da riversare nel piano, mentre la China Development Bank e l’Export Import Bank creeranno un ulteriore schema di investimento del valore di 26.2 miliardi di dollari. In fine, Pechino si è impegnata a fornire 8.7 miliardi di dollari per scopi umanitari (principalmente sviluppo agricolo e riduzione della povertà).
L’OBOR sembra quindi prendere inesorabilmente forma, e come gli obiettivi del progetto siano rimasti gli stessi, anche la diffidenza iniziale con cui alcuni paesi hanno accolto l’annuncio del piano nel 2013 non è cambiata. E’ da notare come l‘India, uno dei paesi che più diffida del potere economico di Pechino, non abbia partecipato al forum. Gli Stati Uniti d’altro canto si sono limitati ad inviare solo una piccola delegazione capeggiata da Matthew Pottinger, direttore per l’Asia nel National Security Council. Del “blocco” del G7, il Presidente del Consiglio Gentiloni è stato l’unico capo di governo a partecipare al summit. Germania e Regno Unito si sono limitati ad inviare dei ministri. A sorpresa tra i presenti c’era invece la Corea del Nord, la cui partecipazione, specialmente in questo periodo di tensione tra Washington e Pyongyang, ha suscitato la perplessità e le proteste degli Stati Uniti.
Quali sono quindi i nuovi aspetti da tenere in considerazione nel contesto della Nuova Via della Seta all’indomani del Forum? Cosa è cambiato dal lancio del progetto?
Nonostante le dichiarazioni di Xi Jinping di un nuovo modello di cooperazione inclusivo e aperto a chiunque voglia farne parte, le preoccupazioni di diversi paesi rimangono. Il maggiore pericolo per gli Stati Uniti ed altri attori regionali è che la Cina possa utilizzare l’OBOR come leva per ottenere una posizione di forza in zone calde come il Mar Cinese Meridionale. Già abbiamo visto in precedenza come il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte si sia rivelato ben disposto ad aprire il dialogo coi cinesi sulle isole Spratly in cambio di preziosi investimenti infrastrutturali. Da notare inoltre, che l’OBOR si sta pian piano intersecando con un altro progetto regionale guidato dalla Russia, ossia l’Unione Economica Eurasiatica, intavolando una relazione costruttiva (nonostante la diffidenza iniziale) anche con Mosca. Pechino ha aggiunto un nuovo asso nella sua manica e il progetto di investimenti avrà senza dubbio delle ripercussioni di carattere geopolitico.
Per quanto riguarda ciò che è cambiato rispetto agli anni passati, il fattore a cui dobbiamo guardare è senza dubbio il ritiro di Washington dalla Trans-Pacific Partenrship avvenuto il 23 gennaio del 2017. Tale accordo commerciale stipulato da Obama con tutte le altre potenze economiche della Regione, ad eccezione della Cina, svolgeva un’importante funzione di contenimento nei confronti di Pechino. Ma in seguito alla decisione di Trump di porre fine alla partecipazione USA al TPP, la Cina si trova di fronte ad una ghiottissima opportunità per imporsi in futuro come prima forza economica nel Pacifico. Il TPP era stato ideato dall’amministrazione Obama appositamente per evitare che altre partnership commerciali dominate dalla Cina potessero crearsi nel Pacifico, portando dunque gli USA a perdere il proprio ruolo di potenza egemone nella zona. E’ vero L’OBOR è un progetto realmente inclusivo, dal quale gli USA non sono stati in linea di massima esclusi, ma al momento la linea di Trump sta lasciando carta bianca al nuovo astro della Repubblica Popolare: Xi Jinping.
Fonti e approfondimenti
http://thediplomat.com/2017/05/what-did-china-accomplish-at-the-belt-and-road-forum/
http://www.latimes.com/world/asia/la-fg-china-belt-road-20170515-story.html
http://thediplomat.com/2017/05/who-is-actually-attending-chinas-belt-and-road-forum/
http://thediplomat.com/2017/05/the-real-trouble-with-chinas-belt-and-road/
https://asiancorrespondent.com/2017/05/china-says-welcome-silk-road-forum-us-complains-n-korea/